Classi islamiche, è polemica dopo lo stop del ministero

 


Milano, l'Istituto Islamico annuncia: "Ricorreremo al Tar"Rifondazione chiede le dimissioni del Provveditore

Don Mazzi: "Non capisco perché dobbiamo tornare al passato"

 

                                                                                                                              Dopo la decisione del ministro Letizia Moratti di sospendere il progetto di classi islamiche per ragioni di incostituzionalità, la polemica è ancora accesa. A Milano, dove la direzione scolastica regionale ha annunciato l'abbandono del progetto, l'istituto culturale islamico annuncia battaglia, l'opposizione insorge, ma in molti esprimono il loro consenso alla scelta del dicastero.

"Dovranno farci chiudere la scuola di via Quaranta con la forza. Noi non la chiuderemo. Continueremo come abbiamo sempre fatto da 14 anni a questa parte. Se ce la faranno chiudere ci rivolgeremo al Tar ". Abdel Hamid Shaari, presidente dell'Istituto Culturale Islamico milanese di viale Jenner che ha organizzato la scuola musulmana di via Quaranta, non si dà per vinto. "Dopo la bocciatura della classe islamica dell'Istituto Agnesi - spiega - uniremo i famigliari e i genitori e cercheremo un'altra soluzione per lo studio di questi ragazzi, creeremo forse qualche classe di prima liceo. A mandarli in una scuola italiana, abbiamo già provato ma non ha funzionato. I ragazzi non parlano italiano, non sanno scrivere e in classe finiscono a fare le belle statuine senza capire ciò che dice il professore".


I due esponenti di Rifondazione Comunista Loredana Fraleone, segretaria e responsabile nazionale Scuola, ed Ezio Locatelli, segretario e consigliere regionale del Prc Lombardia, chiedono le dimissioni del Provveditore De Sanctis e del direttore scolastico regionale Mario Giacomo Dutto, "che hanno sostenuto in sede locale il progetto di istituzioni di classi per soli islamici". Un progetto cancellato dopo le indicazioni del ministro Moratti.


Sul dietrofront si interroga anche Leonardo Donofrio, segretario generale della Uil-Scuola di Milano: "E' del tutto strano ed incomprensibile l'atteggiamento di quanti prima erano d'accordo sul mantenimento delle classi islamiche e adesso pare dicano noi non c'entriamo con il progetto e con l'autorizzazione delle classi".

Ma, indipendentemente dalla retromarcia milanese, c'è chi giudica l'abbandono del progetto di classi islamiche "un'occasione mancata" per favorire il processo di integrazione: è il caso del deputato Verde Mauro Bulgarelli, che afferma: "Non amo nessuna forma di ghettizzazione, ma il muro contro muro che la destra sta opponendo a quella parte del mondo islamico non fa che aumentare la distanza e riduce ogni possibilità di comprensione reciproca".

A favore invece della decisione ministeriale si esprime l'Assessore regionale alla cultura e all'identità veneta Ermanno Serrajotto: la direzione scolastica lombarda, ha spiegato, avrebbe dovuto agire ancora prima del "blocco" imposto dalla Moratti. E, parlando del Veneto, aggiunge: "Qui da noi una simile iniziativa non avrebbe mai avuto luogo perché la nostra cultura e la nostra identità si basano su una lunga storia di attenzione nei confronti del mondo cattolico".

"E' molto pericoloso reinventare 'le classi speciali', anche se in forma sperimentale", dice don Antonio Mazzi, in un commento sul prossimo numero di Famiglia Cristiana. "Le chiamo così - spiega - perché molti di noi ricorderanno la nobilissima e anche faticosissima battaglia che psicopedagogisti e educatori illuminati hanno ingaggiato per abbattere le muraglie fisiche e morali che da secoli separavano i cosiddetti diversi dai cosiddetti normali. Vinse la linea dell'integrazione. Non capisco perchè ora dobbiamo tornare indietro".

Per la senatrice della Margherita Albertina Soliani, invece, essere laici e a favore dell'integrazione (come motivato nella decisione del dicastero di Viale Trastevere) significherebbe proprio tentare l'esperimento di classi separate. "Avremmo voluto - spiega - che il ministro non interrompesse sul nascere il dialogo appena iniziato con gli studenti musulmani provenienti dalla scuola islamica di Via Quaranta a Milano". E insinua un dubbio: "La decisione del Ministro Moratti - si chiede - è forse dettata dalla paura della Lega?".

(14 luglio

FONTE LA REOUBBLICA.IT

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